Passeggiata sotto la neve

Lunedì mattina verso le 11:30 ha iniziato a venire giù qualcosa. Quel niente di trascendentale iniziale si è poi trasformato nel pomeriggio in fiocchi decisi a attaccarsi al suolo.
Così la sera, vuoi che niente Anna e niente country per il blocco totale, vuoi che in tv non ho visto se c’era qualcosa di interessante, vuoi che il mio cognome scende dalle montagne del Cadore e fuori pareva di stare a Pieve, allora verso le 21 ho preso le pedule, infilato i pantaloni in velluto e nylon messo nei posti giusti che resistono da quando li ho comprati durante lo stage alla grande multinazionale ‘mericana 9 anni fa (molte delle cose che ho comprato la sono durate tantissimo o mi stanno durando attualmente!) e sono uscito per una passeggiata solitaria sotto i fiocchi di neve attirato come sempre succede dall’atmosfera ovattata.
Mi sono sentito dentro uno di quelle pallette di plexiglas o vetro che se le capovolgi nevica (avranno un nome tecnico?).
Pensavo di prendermi il lettore mp3 e farmi tenere compagnia dalla musica poi ho deciso di ascoltare solo quello che avevo attorno e che scendeva dal cielo.
E come scendeva! Fitta decisa e impalpabile mi copriva il viso in pochi secondi. Meno male non avevo gli occhiali altrimenti mi sarebbero serviti dei tergicristallo!
Subito mi è spiaciuto tantissimo essere da solo senza Anna a fare ‘crock’ sulla neve e a tirarci le palle bastarde (questa è lei).
Chissà perché sento molto più forte l’emozione dei momenti belli quando li vivo da solo. Penso sia dovuto proprio al fatto dell’esclusività di sentirli tutti miei in pieno senza condividerli ne’ cedere una parte di emozione a qualcun’altro che non c’è insieme a me.
Questa riflessione mi ha sbattuto addosso per un po’ in un’alternanza confusa coi miei passi insieme ai fiocchi che a un certo punto si sono allargati e infittiti sembrando brandelli di carta.
Da una strada laterale sono usciti due trattori a fare da spazzaneve. Non so se siano due contadini del borgo o mezzi del Comune che uscivano da li ma avrei voluto chiedere un passaggio per andare in giro con loro ma ho desistito perché chissà se poi tornavano li e quanto ancora sarebbero stati in giro a spazzare.
Le pedule con la famosa membrana impermeabile che ho comprato questa estate per le escursioni estive in quota funzionano alla perfezione anche d’inverno in pianura. Il piede è caldo e asciutto. Anche se quando faccio attività fisica all’aperto d’inverno mani e piedi sono sempre caldi. Forse ho anche esagerato con l’abbigliamento: al posto del piumino potevo anche mettermi una qualsiasi giacca invernale in nylon con un minimo di imbottitura tipo quella della mia squadra o la super giacca in windstopper.
Il manto candido ha molteplici caratteristiche: riflette la luce artificiale dei lampioni, ovatta i rumori anche il giungere delle macchine con le catene che ‘clangano’ nella strada bianca si sente soffuso e il paesaggio assume un aspetto totalmente diverso.
Infatti i campi lungo la pista ciclabili sono diventati una serie di dune bianche intonse stupende da vedere e che richiamano facili tentazioni.
Ho fatto alcune foto accorgendomi che se riesci a usare bene il telefonino rischi di scattare delle foto inaspettatamente interessanti. Click. Sono curioso di vedere cosa mi è venuto fuori. Click.

Le macchine procedevano con molta cautela qualcuna aveva le catene mentre una svedese a quattro ruote motrici ha solcato la neve disinvolta e sicura dell’integralità della sua trazione.
Ho incontrato diversi cani. Uno, una femmina nera che vedo spesso insieme ai suoi padroni senza guinzaglio (il cane, non i padroni). Quando mi ha visto si è bloccata, ho fatto un passo verso di lei ma era spaventata così ho lasciato stare.
Il pastore tedesco della casa in angolo all’inizio della stradella di Anna. Questo cagnone grande grosso e peloso era tutto felice di zampettare sulla neve, mi è venuto incontro mi ha annusato al volo il dito ma accorgendosi che non avevo niente di interessante (o di buono?) per lui ha tirato dritto! Peccato, lo vedo sempre sull’attenti e qualche volta lungo la ringhiera muto e non so mai se allungare una mano per accarezzarlo. Quella volta che ce l’ho a portata di carezza mi snobba!
Poco dopo labrador insieme a due persone è uscito da una casa lungo la pista ciclabile. Anche lui tutto emozionato. Mi accorgo che le due persone hanno gli sci da fondo (se ne incontrano di singolari in giro!), una delle due è n mezzo la strada l’altra rimane nella pista ciclabile. Il cane appena mi ha visto mi è venuto in corso allegro saltando sulle zampe posteriori e ricambio con piacere (senza mettermi sulle zampe posteriori però, anche se lo sarei già…), solo che il guinzaglio era legato alla vita del suo padrone ormai in bilico spinto in avanti dal tiro del suo animale! Così mi sono dovuto accontentare di una fugace carezza sul muso altrimenti mi sarei trovato con un fondista di pianura a pelle d’orso sulla neve!
Dopo qualche foto e disegno sui cartelloni stradali dei lavori in corso incrocio un altro labrador, felicissimo di gelarsi i maroni in mezzo la neve. Si avvicina e mi annusa con attenzione ma i padroni lo tirano da parte, gelosi possessivi! Di quattro cani incrociati non ho potuto neanche fare una carezza come si deve! Vabbhè che col cappuccio in testa non mi si vedeva in faccia granché, ma chi cazzo vuoi vada in giro con questa neve che, direbbe Biscardi, fiocca come nespole? Eh, dai!
Però è bello vedere come anche gli animali si meravigliano di questo spettacolare candore che scende qualche volta l’anno. Come noi diventiamo tutti bambini anche loro tornano cuccioli!
Tiro dritto e sento il campanile della mia parrocchia suonare le 22. Però, già un’ora che sono ramingo? Non avendo tanta voglia di tornare a casa ho proseguito fino alla chiesa, ho fatto ‘click’ anche li un paio di volte e ‘crock’ anche se era molto farinosa e non ha dato molta soddisfazione.


Come immaginavo ha chiamato mio papà per sapere dov’ero. Volevo rispondergli che ero stato rapito da un gruppo di pupazzi di neve bulli e che stavo tornando a casa. Ma ho tenuto solo quest’ultima parte.
Intanto i solchi lasciati dalle macchine erano già stati ricoperti fiocco dopo fiocco.
Se per caso mi fossi fermato un po’ ci avrei messo poco a trasformarmi in pupazzo di neve coi capelli arancioni e la barbetta! Mi sto solo chiedendo adesso quanti il giorno dopo mossi a pietà riconoscendomi mi avrebbero portato un brulè (da queste parti o quello o un bombardino, roba calda analcolica solo per sturare o sgelare le tubature) per riportarmi alla realtà!
È stata una bella passeggiata da fare di nuovo piuttosto che farsi rapire dal cazzeggio televisivo o multimediale.
Come i cani tornano cuccioli noi dovremmo tornare bambini correre fuori e meravigliarci della situazione che stravolge tutto!

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