¡Hasta la revolución!

Dopo questo titolo verrò di sicuro tacciato di apologia all'anarchia, ma mi piaceva perché si adatta molto a quello che ho in testa in questo periodo.
Non mi piace quello che sta succedendo nel mio Paese.
Tutte le istituzioni (mi) stanno deludendo, dalla prima all'ultima.
La famiglia non è più unita si è sgretolata sotto la forza di un individualismo che porta i componenti del nucleo famigliare a ignorare le esigenze dei propri cari, la famiglia non è più quel gruppo nel quale trovare riparo incoraggiamento e protezione e il focolare è stato sostituito da scatole molto meno calde e insignificanti da cui dipendiamo troppo e ci facciamo pure contagiare.
I figli rubano ai genitori, i mariti non rispettano le mogli. I figli crescono come bulletti imparando quello che fanno da un'altra famiglia: la televisione. Per loro è questo il nuovo riferimento, il giusto modo di essere.
La famiglia che mi raccontavano i miei nonni era diversa. Più bella. Preferivo quella. Lo so che i tempi cambiano ma non significa dover cambiare i modi di vivere e di condividere la vita che appartengono ed hanno contraddistinto per secoli l'unione famigliare.
Lo Stato è del tutto assente, rinchiuso nelle sale riunioni delle grandi aziende, delle associazioni di categoria, nei salotti giusti, nei club elitari, nelle barche di politici amministratori imprenditori liberi professionisti, nelle case dei lobbisti. Nei casini, in tutti i sensi, vedeteli come vi pare tanto fa lo stesso.
Lo Stato non c'è per la maggior parte delle persone che vivono nel Paese ma solo per quella minoranza che influisce sulle scelte dei politicanti.
La torta non è divisa equamente e per trovare le giuste proporzioni ci si deve muovere da parti diverse.
La popolazione è consapevole della situazione ma nonostante tutto mostra un totale fastidioso disinteresse nascondendosi dietro giustificazioni superficiali insufficienti.
Non ci si può non interessare alle questioni che appartengono al proprio Paese, vorrebbe dire non sentirsene parte e rinchiudersi nel proprio individualismo personale che non porta da nessuna parte. Come una grande famiglia, si deve pensare al 'noi' lasciando da parte 'io'. Ce ne sono troppi di 'io' e non si possono avanzare richieste per 60 milioni di 'io'. Bisogna presentarsi come diversi nuclei di persone con le stesse esigenze e con delle proposte. Allora forse potremmo anche aiutare il lavoro dei nostri amministratori.
Loro devono rispondere al popolo che è sovrano solo per un week end, loro devono sapere che hanno l'onore e il dovere di rispondere alle loro richieste, alle richieste di tutti e non solo di quella piccola schiera di leccaculo che offre i suoi servigi per ottenere in cambio privilegi che tagliano le gambe ai deboli.
La politica non deve fare distinzioni a seconda di quello che può ricevere, è lei che deve dare semmai! Ma a tutti e a qualcuno un po' di più rispetto ad altri, in modo inverso a quello che sta facendo ora.
Se ci troviamo in una situazione critica la risposta deve essere diretta verso la gente che deve consumare e non deve passare attraverso aiuti alle aziende che filtrano incentivi spesso insufficienti anche a una piccolissima minoranza di persone.
La politica non può chiudersi nelle proprie stanze per i loro porci comodi senza dare una risposta alle persone che l'hanno scelta. È totale mancanza di rispetto verso i loro diritti e le loro opinioni.
La politica deve togliersi da in mezzo le gambe delle puttane, tenere la schiena dritta e i pantaloni su verso chi chiede aiuti personali. Il popolo dei disillusi disinteressati sta crescendo e non può più andare bene.
La politica deve dimostrare di essere al servizio della gente che l'ha eletto e non il contrario, perché non si può più avere l'impressione di pagare le tasse per garantire lo stipendio ai politici! Siamo la popolazione europea con gli stipendi più bassi ma abbiamo i politici più pagati d'Europa!
E la politica comprende associazioni di categoria, sindacali, enti ed organizzazioni.
C'è troppo differenza tra 'noi' e 'loro' e questo è uno dei principali fattori che bloccano lo sviluppo italiano.
Le risorse dovrebbero andare da qualche altra parte, nella ricerca per affermare la vera eccellenza italiana, che non è quella delocalizzata in oriente e poi rifinita qui; nel sociale per garantire il diritto a una vita degna a tutti, nell'istruzione perché le nostre scuole sono vecchie ferme e antimeritocratiche; nei trasporti e nelle infrastrutture davvero necessarie e nelle energie rinnovabili pulite e democratiche.
Non si può più avere l'impressione che la stessa legge vada in due diverse direzioni, a favore dei soliti lacchè e a svantaggio dei deboli che non hanno amicizie e conoscenze giuste per evitarne il giusto rispetto.
Con questa legge elettorale non ci possiamo scegliere i politici che vogliamo, e loro si sono garantiti un vitalizio perpetuo. Questi politicanti legiferano di argomenti che non conoscono che non hanno mai affrontato o che, nella loro vita privata, hanno affrontato in modo del tutto opposto a quello  in cui dovrebbero credere. Quale credibilità ha il politico del partito vicino al(la banca del) clero che rifiuta di riconoscere le coppie di fatto e nel frattempo non porta rispetto per il sacramento del matrimonio dopo aver divorziato ed essersi risposato e prende la comunione in Chiesa.
La politica deve ritrovare una nuova classe dirigente svecchiata e slegata dai vecchi pregiudizi ideologie e valori anacronistici. Ma questo non significa far entrare nel partito i figli di, perché non cambierebbero niente!
Manca anche la scuola tra le istituzioni che non sono più in grado di garantire un buon servizio agli studenti e alle famiglie. Da una parte tagliata di risorse finanziarie, umane e di programmi ritenuti inutili come storia e storia dell'arte, sradicando l'insegnamento delle sue basi e identità per creare una popolazione così come la vuole la politica: ignorante delle proprie origini, che non conosce il proprio passato, che non si pone domande, accettando quello che gli viene imposto e credendo in un altro tipo di cultura: ancora quella della tv!
Dall'altra parte i professori non sono più in grado di farsi rispettare e di diventare l'alternativa della famiglia per studenti che hanno perso qualsiasi riferimento.
Infine la Chiesa che sta attraversando credo il suo periodo peggiore della storia moderna. Giovanni Paolo II è stato capace di riportare l'attenzione del mondo verso i deboli e gli emarginati, di unire popolazioni diversi da  loro e di diffondere la fede tra i più giovani. Un Papa in mezzo la gente.
Ora gli scandali della pedofilia sembrano aver riportato la chiesa ai tempi dello scisma luterano del 1517! Un bel salto indietro! Com'è possibile credere ancora in quella istituzione che predica la castità prematrimoniale mentre i suoi ministri e rappresentanti abusano dei bambini? E il matrimonio dei preti non è una soluzione, perché la pedofilia è diffusa anche tra i padri di famiglia.
Inoltre c'è troppa ingerenza del potere Spirituale nelle vicende di quello Temporale. Non è più libera Chiesa in libero Stato, ma dubito che sia sempre stato così.

Tutto questo mostra la perdita di valori (o valori sbagliati) e la mancanza di senso di responsabilità nei genitori, figli, politici, insegnanti e religiosi.
Tutto questo mette in evidenza una cosa: la mancanza di un riferimento per noi. Non crediamo nei padri come nei figli, non ci vogliamo più far prendere in giro dai politici che rifiutiamo di scegliere, pensiamo che la scuola non ci insegni più niente o al massimo le solite cose ne' ci (con)fidiamo più dei preti.
Questo porta a isolarci a crederci degli eroi di se' stessi, capaci di auto-realizzarci, in noi riponiamo la fiducia che abbiamo sottratto alle istituzioni e abbiamo una reputazione così alta di noi stessi che non possiamo permetterci di fallire e in caso di fallimento crolliamo come castelli di carte da gioco al primo soffio d'aria.
Ma non possiamo vivere così, individui soli in mezzo a una collettività individuale.
Nnon riusciamo a unirci se non per una partita della Nazionale di calcio, per 90' o quello che dura un Mondiale o un Europeo che sia o per contestare o idolatrare allenatore e giocatori.
Poi si ritorna ognuno per la propria strada, senza una guida ne' entusiasmo.
Ecco cosa ci manca.
Un riferimento. 
Non un posto dove andare, ma una persona da seguire. Forte, sensibile, ascoltatrice, vicina nella quale riconoscersi e che ci faccia sentire partecipi di una Nazione e della sua vita.
Il Sud Africa è cresciuto con Nelson Mandela, la Jugoslavia era forte bella e unita con Tito. Peccato per le Leggi Speciali, lo squadrismo e la censura del fascismo senza le quali credo che riconosceremmo Mussolini  davvero come quel Duce che ha portato gli italiani ad avere un forte senso di appartenenza, del dovere e di lealtà verso la propria Nazione (i tre romanzi di Mario Farneti sono delle meravigliosi sogni ad occhi aperti).
È questo che sento mancare di più. Mentre ognuno fa per se, noi abbiamo bisogno di una guida.
Ma forse deve ancora nascere.
I nuovi eletti non saranno mai in grado di unire tutto il Paese, almeno finche saremo così idioti da eleggere un ventenne politicante convinto che il Governatore della sua regione sia il capo del suo  Stato! Non potrà essere possibile se lui pensa di poter crescere la propria figlia insegnandole il disprezzo verso le altre religioni e le altre razze.
Questi politici piaceranno ai cittadini di Preganziol ma dubito che riescano ad attrarre quelli di Bagnara Calabra.
Abbiamo bisogno di una leader, che non lavori al buio come certi politici che preferiscono starsene dietro le quinte a cercare di muovere i fili giusti invece di intervenire, voglio una persona forte indipendente ed imparziale capace di ascoltare le esigenze di tutti ma in grado di decidere per il bene della sua popolazione.
Voglio un leader che dica una cosa e che non se la rimangi il giorno dopo denunciando l'eccessiva libertà di stampa.
Aver bisogno di un leader non lo vedo positivo. Significa che abbiamo del tutto perso la considerazione in noi stessi, nel nostro Paese, le nostre bellissime tradizioni dei nostri stupendi nonni.
Ma è proprio nei momenti di difficoltà che nasce questo bisogno.
Spero che sia il momento giusto.

Read Users' Comments (4)

4 Response to "¡Hasta la revolución!"

  1. Pythia, on giugno 04, 2010 2:09 PM said:

    Ma tu stai aspettando l'Eletto! Neo, salvaci tu! XD

  2. Ale, on giugno 04, 2010 2:54 PM said:

    Se me lo porta Trinity... :)

  3. witchblue, on giugno 09, 2010 11:12 PM said:

    Sì, ma ricordate che il cucchiaio non esiste! (e abbassate 'sti cazzo di stipendi dei calciatori!!!! ehehehe...) La crisi è crisi. Altro che auto-realizzarsi: a volte vien voglia di mandare tutto per aria e di comprare un bar sulla spiaggia ai Caraibi! (anche se odio il mare...)

  4. Ale, on giugno 10, 2010 9:05 PM said:

    o di prendere una bicilindrica e salutare tutti (ma anche no)...