Cultura media, vera e millantata

Oggi la mia attenzione è stata attirata dalla rete su due lamenti di stampo culturale.

Il primo lamento arriva da una discussione su Facebook relativa al cinema che si può espandere alla cultura in generale. Un amico si lamenta perché le programmazioni di un cinema della nostra città "seguono la logica della domanda dell'utente medio che, a quanto pare, fa incetta di film mediocri e banali, molto spesso italianissimi" prendendosela anche con l'inadeguato supporto pubblicitario a certi film che quindi li fa passare "in sordina il 99% delle volte" mandando a "Fanculo ai gusti medi dell'italiano medio e fanculo ai programmatori dei film del Multisala Roma di Vicenza, Stradella Dei filippini, 1" (in nome della trasparenza và!). 
Sotto il suo sfogo molti dei suoi amici gli davano ragione supportandolo spiegando che "il gusto dell'Italiano Medio non è nemmeno il gusto dell'Italiano medio, ma quello che l'industria dell'Italiano Medio vuole imporre" perché "L'Italiano medio, infatti, deve essere messo nella condizione di poter scegliere liberamente" però del resto lo dicono anche le statistiche che "tira di più un articolo sull'ultima buffonata di Brizzi di un'intervista a Martin Scorsese, e gli mtv awards li vince Justin Bieber e non gli Arcade Fire. perché la gente intende cinema-musica-tv & co come dei diversivi per sfuggire con il cervello dalla quotidianità in cui sono/siamo infangati, e preferisce staccare il cervello anziché impegnarlo. è quello che volgarmente viene chiamato intrattenimento", meglio se leggi come "in-trattenimento cerebrale"
Non potevo non dare ragione a tutti gli interventi, perché in una realtà massificata e conformata, chi non si ritrova e ha gusti personali diversi e alternativi intesi come "alternativa a quella massificata" e non in tono sofisticato, non viene nemmeno considerato, perché è fuori dal business, non è una variabile da prendere in considerazione perché non rientra nel circolo virtuoso per il business massificato, non vale la pena di spenderci soldi perché non ricambia (a sufficienza).
Mi piace che questa discussione sia nata proprio il giorno dello sciopero del mondo dello spettacolo contro i tagli del governo a danno del settore che causeranno seri danni al patrimonio culturale e storico italiano.
Mi fa paura questa politica di zero interesse verso lo spettacolo e la cultura perché un popolo privo di cultura e di una concezione ed evoluzione storica del proprio Paese ma non solo, con una memoria a molto breve termine, è più gestibile e malleabile.
Questa discussione dimostra nel suo piccolo la fame di cultura che c'è e, se vogliamo metterla in termini più ruvidi, il business che può nascere attorno.
Il ministro delle finanze Tremonti dice che "con la cultura non si mangia" e penso abbia ragione: come fanno a vivere i dipendenti dei musei se tanti, come lui, entrano gratis perché hanno la tessera di partito o sono dei paraculi, mentre la gente comune ci va poche volte l'anno perché il biglietto d'ingresso è sempre più costoso anche a causa della mancanza di sovvenzioni pubbliche e per recuperare il mancato introito dei paraculi?
Rispolverando la vecchia utopia che se dimezzassimo deputati e senatori e dimezzassimo anche i loro stipendi, troveremmo soldi a sufficienza con un buon resto! Però dare i contributi alla cultura per promuovere per esempio pellicole popolari come i cinepannettoni lo trovo uno spreco spregevole nei confronti di chi si impegna davvero per fare cultura e smuovere le coscienze delle persone. 
A Pompei credo, spero, abbiano lo stesso pensiero...

Il secondo invece arriva da un'amica che si lamenta perché secondo l'analisi dello share del lunedì sera, chi ha condiviso il moralismo della coppia Fazio&Saviano "fa parte della alta borghesia colta e istruita" mentre "il popolino, i poveri ignoranti hanno invece preferito il GF11".
L'analisi veniva da una trasmissione di Rai3 e quindi era di parte, però al conduttore bisognerebbe spiegare che l'italiota che non ha guardato F&S non ha visto per forza il GF, ne' che si sia fermato inevitabilmente alla terza media! Poteva anche essere al cinema o a teatro. O a fare l'amore.
Inoltre, questo commento dimostra come i poveretti non erano davanti la tv il lunedì sera, ma anche dentro sabato pomeriggio.
Non sono un alto borghese colto e istruito ma guardo lo stesso F&S perché cerco di capirne lo scopo: dalle prime due puntate, mi sembra uno spettacolo basato sulle conoscenza di Saviano sulla malavita, che può anche andare bene, ma fino a un certo punto.
F&S sono formano una bella coppia: uno ha la faccia di uno che ti piglia per il culo (= F) mentre l'altro mi sembra troppo impostato (= S), entrambi, nonostante gli ospiti, mi sembrano piuttosto faziosi inoltre hanno un'espressione falso modesta da "guardate che bravi che siamo", soprattutto il faccia simpatica. Non mi fido poi delle persone che esagerano con pose e mosse come fanno loro due.
Quello che mi piace del programma è che tratta argomenti molto delicati per il nostro Paese, alcuni ancora tabù per l'arretratezza mentale dello Stivale, sembra con sincerità onestà e anche una buona dose di ironia, senza nascondersi dietro veli ipocriti ascoltando la storia e l'opinione dei protagonisti delle vicende e non quella di chi si spaccia per starletta. 
Alla fine rimangono tante domande, che credo sia uno degli scopi del programma... almeno è quello che capita a me: mi ritrovo a chiedermi come la penso, cosa farei al posto loro. Non è un ascolto passivo ma smuove la propria coscienza.
Se però il programma si ferma qui e non va da nessun'altra parte senza conseguenze, per esempio non si rende legale l'eutanasia (e chiamiamola col suo nome!) o non ci sono contributi per la cultura, rimane fine a se stesso e non serve a niente. E noi faremo la figura dei boccaloni ancora una volta.

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