Teoria della forma di formaggio

Ho sempre sostenuto, tra il serio e il faceto, che il calcio vero sia quello giocato la domenica nei campi di provincia, deciso dalle regole del gioco e dal sano agonismo e caratterizzato dal buon campanilismo e dai buonissimi campanili, intesi quelli che fanno decollare il pallone ad altezze stratosferiche.
Oggi sono andato a vedere il derby di Vicenza tra la mia ex squadra e quell'altra che non ho mai sopportato (ma si può parlare pure di odio in questo caso), partita di cartello e che oggi aveva un bel po' di motivi in più per essere sentita da giocatori e tifosi, visti i numerosi ex che giocano nell'odiatissima squadra (con tutte le società che ci sono dovevano andare proprio in quella?). 
Alcuni giorni fa ho letto qualche frase poco simpatica di uno di loro su Facebook alla quale avrei voluto rispondere d'istinto ma ho preferito aspettare l'esito dopo i 90' di oggi. 
La partita non è stata granché con tanti errori difensivi da una parte e offensivi dall'altra e tralascio la fredda (in ogni senso!) cronaca anche se ha vinto la mia ex squadra. 
Sono stato contento di veder giocare i ragazzi che fino a giungo giocavano con me e, secondo il mio poverissimo punto di vista, uno di loro è stato il migliore in campo: nonostante sia un difensore di quelli tosti e massicci, è anche riuscito a mettere due ottimi palloni davanti al portiere per i suoi compagni che hanno fallito miseramente.
Guardando tra chi era in campo e chi in panchina non capisco ancora come ragionano gli allenatori e questa cosa mi ha dato l'ispirazione per creare un'altra teoria che è quella "Della forma di formaggio", detta anche "Della stima nella rosa".
Il miglior allenatore che ho avuto, purtroppo solo per un anno, era un gran scassa maroni: gli allenamenti erano sempre con la palla tra i piedi ma non smettevi mai di correre e lui mai di parlare, sempre a dirci cosa fare. Quell'anno abbiamo giocato alla grande! Peccato davvero avercelo avuto solo una stagione. Oltre a farci giocare come voleva lui, leggi: bene, l'altro merito che aveva era quello di saper contare su una rosa di X giocatori per cui quando ne mancava uno ne faceva giocare un altro, senza batter ciglio evitando pubbliche tragedie. Così è riuscito a creare un gruppo forte e unito fatto di giocatori pronti e preparati sia fisicamente (ci sarebbe mancato!!!) che mentalmente.
Altri allenatori invece considerano un undici di partenza e altri sette panchinari fino a 18 elementi totali al massimo che vanno via la domenica, facendo giocare per lo più sempre gli stessi, qualcuno anche fuori ruolo oppure fuori forma pur di non dover essere costretti a servirsi degli altri, il cui morale e fiducia in se stessi saranno ridotti in cumuli di macerie. In questo modo crea un gruppo spaccato privo di fiducia tra giocatori rovinando anche la sua reputazione con tutti (o alcuni di) loro. Però prima o poi avrà bisogno di quelli esclusi, ma si troverà giocatori impreparati ad affrontare uno sforzo fisico e mentale. E se la squadra poi perde per 'colpa' di uno di questi, l'allenatore non può difendersi dicendo "Avevo ragione a lasciarlo/i fuori!" perché è lui il responsabile che non li ha considerati a sufficienza mentre loro hanno fatto quello che dovevano fare, in quelle condizioni.
Cosa c'entra il formaggio? C'entra perché il primo allenatore considera la sua rosa come una forma di formaggio grana: dura difficile da rompere e se ne manca un pezzo ti accorgi della sua solidità.
Per i secondi invece la rosa è una forma di emmental, formaggio tenero che se ci togli una fetta ci trovi tanti buchi.
L'anno scorso la rosa della mia squadra era una forma di emmental. I giocatori c'erano ma non sono stati considerati. Peccato, perché avremmo potuto fare meglio. Oggi invece questi si sono presi una rivincita e devono essere contenti lo stesso anche se hanno perso. 
Qualcuno crede di dare lezioni (di gioco) in campo mentre non si accorge che la sta ricevendo (di vita e di sport).
Di solito una partita come il derby mi mette voglia di tornare a giocare, eccome! Si respirava agonismo in questo freddo pomeriggio. Poi a fine partita vedere ragazzi che fino a 5 mesi fa giocavano insieme e si facevano la doccia nello stesso spogliatoio presi ad offendersi, per una partita di pallone, dilettante, amatoriale, per un gioco, per quella frase ridicola scritta su Facebook, mi ha convinto che lasciare sia stata la decisione migliore.

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