Raccontacene un'altra Emma!

Il presidente di Confindustria è Emma la tosta! Nel suo discorso per l'inaugurazione del Salone del Mobile ha frustato il Governo, reo di non elargire incentivi al settore del mobile e dell'arredo e di non stringere la cinghia, riducendo la spesa pubblica, come stanno facendo molti cittadini ed aziende (che la cinghia più di qualcuno se l'è stretta al collo).
A parte ripetere sempre le stesse cose su investimenti ed innovazione che ormai non hanno più alcuna eco, le sue affermazioni sugli incentivi puzzano!
Di faziosità e di circostanza. Infatti la pres. si trovava di fronte una platea di imprenditori del settore quindi non poteva dire altrimenti. Se fosse stata all'inaugurazione della fiera del giocattolo avrebbe chiesto un contributo statale per l'acquisto di Gormiti e Hallo Kitty.
Inoltre, dovrebbe sapere che gli incentivi servono non solo agli amici industriali e ai loro clienti, ma servono più che altro a contribuire al ricambio/rinnovo di prodotti che non conviene più utilizzare perché obsoleti e inquinanti. Così gli ultimi concessi servono per gettare motori di motoscafi vetusti che infestano, p.e., le calli e i canali di Venezia e Chioggia e anneriscono i palazzi sui quali si affacciano. O quei datati elettrodomestici appartenenti a una classe di consumo adesso troppo bassa (nel senso che consumano troppo rispetto a quelli ora in commercio).
Per questo vengono anche chiamati eco-incentivi.
Quindi, che convenienza ecologica ci sarebbe a cambiare un divano?
Puzza anche l'invito a stringere la spesa pubblica.
Di propaganda e superficialità. Infatti si fa sempre bella figura a parlare male della spesa pubblica ma Emma non specifica quali settori pubblici penalizzare a vantaggio del settore del mobile. 
Posso suggerire alcune voci da ridurre con decisione tipo "stipendi" e "rimborsi" a politici e dipendenti dei loro palazzi. Guadagnano già troppo per fare troppo poco e visto che di più non fanno nonostante l'impegno di Brunetta (a proposito qualcuno ha notizie? Dopo la sconfitta alle elezioni per la sedia di sindaco di Venezia non si sente più)... 
Col denaro risparmiato da questa contrazione di spesa si potrebbero risolvere diversi altri problemi, di ordine pubblico, purché spesi bene. Ma questa diventa poi un'altra storia.
Quello che desidero far notare a Emma la tosta è che le sue consociate con la cinghia tanto stretta al limite dell'asfissia stanno facendo le furbe e che se mancano i quattrini per elargire altri incentivi la colpa è anche loro, perché le tasse devono essere pagate sennò si può mica prendere soldi se prima non si mettono nel salvadanaio!
Dalle mie parti infatti (più di) alcune aziende preferiscono sborsare soldi liquidi in mazzette alla Finanza locale invece di contribuire al salvadanaio pubblico pagando qualche dovuto milione di euro di tasse allo Stato. 
Vuoi mettere un bonifico (spero on-line, che è gratis, perché dalle mie parti qualcuno può non esserci ancora arrivato) di qualche milione di euro contro un borsone di denaro contante per un decimo del dovuto? Ci guadagnano tutti: azienda, finanziere e ufficiale delle entrate! L'unico a rimetterci è lo Stato, dal quale poi andare a piangere e rompere i coglioni per avere degli aiuti.
Quindi l'azienda non paga le tasse, prende anche gli incentivi e lascia a casa i dipendenti.
Caspita, così mi viene da pensare che i contributi pubblici siano destinati più a rimpinguare lo stipendio di qualcuno in divisa che all'innovazione e alla ricerca...
Alla fine gli imprenditori piangono mali che combinano loro stessi.
Un po' come se il cieco bastonasse il suo cane guida zoppo, zoppo perché è il cieco che lo pesta.
Poi uno fa la figura del mona chiedendosi come fa la metà dei contribuenti a dichiarare 15.000 euro all'anno mentre gli altri 2/3 non vanno oltre i 20mila. Sommandoli, significa che l'83% dei contribuenti ha un reddito non superiore i 20mila euro l'anno.
Facendo una analisi con i dati che posso disporre, nel 2008 l'80% dei contribuenti italiani dichiarava un reddito inferiore ai 26mila euro l'anno (dati relativi all'anno fiscale 2007).
Nello stesso anno, gli italiani hanno speso 1.910.230.000 euro (v. tab. 1.1a, calcolo a+d) per l'acquisto di un natante. Nello stesso anno, il mercato nautico italiano è cresciuto del 18,9 % rispetto al precedente.
Credo che a Emma e a tanti suoi associati non piaccia evadere dai soliti slogan!

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