Maturità

Mi ricordo ancora molto bene il mio esame di maturità. Nel 1998.
Della magia della notte prima degli esami ho ricordi confusi invece. Non ricordo cosa ho fatto. Forse, sono andato ad una di quelle feste rock di quartiere a limonare (eh... in quei giorni, succedeva anche questo miracolo!). Ricordo invece che non ebbi alcun problema a dormire!
E' stato l'ultimo esame con quella formula, con quattro commissari esterni ed uno interno scelto dagli studenti tra i professori della classe, due esami scritti e due orali.
Il tema era uguale per tutte le scuole, il secondo scritto veniva sorteggiato mesi prima e per l'orale due materie a scelta tra quelle migliori. Quindi dovevi essere bravo a tenerti basso materie scomode ed alzare quelle che preferivi. Praticamente, un auto-biscotto, in gergo sportivo.

Per la prova di italiano c'erano queste tracce (con una breve ricerca su internet sono riuscito a trovarle su questo sito!):

1) I continui successi delle scienze, in particolare della medicina, offrono la possibilità di raggiungere risultati finora insperati, creando nuove condizioni di salute e benessere. Impegnativo e delicato si fa però il lavoro dello scienziato, sul quale incombe la responsabilità di conciliare l'irrinunciabile principio della libertà della ricerca con l'esigenza di evitare i rischi connessi ad eventuali manipolazioni, soprattutto nel campo della genetica. esponete le vostre riflessioni in proposito adducendo la necessaria documentazione.

2) Il romanzo italiano dell'Ottocento. Analizzate questo genere letterario facendo riferimento alle vostre letture e con opportuni rinvii ai testi.


3) Ricostruite il quadro politico ed economico-sociale dell'Italia alla vigilia della prima guerra mondiale, soffermandovi sugli orientamenti del governo Giolitti, sulle scelte da esso compiute e sulle conseguenze che ne derivano nella vita politica italiana di quegli anni.


4) Lo sviluppo tecnologico e le applicazioni che ne sono derivate, soprattutto nella seconda metà del ventesimo secolo, sono all'origine di profonde trasformazioni economiche e sociali. Limitatamente al vostro settore di specializzazione, individuate le principali innovazioni introdottevi e valutatene gli effetti sull'attività produttiva e sulla organizzazione del lavoro.

In un istituto tecnico il secondo non lo puoi proporre. Con la professoressa di italiano che ci siamo trovati non abbiamo nemmeno fatto la Divina Commedia per intero! Fai fatica anche con il terzo perché i professori difficilmente arrivano a quel punto del programma di storia, anche se devono! 
Fui indeciso tra la prima e l'ultima ed alla fine andai per la quarta traccia, uno dei pochi, forse l'unico o forse solo in due, a scegliere il tema di attualità. Gli altri titoli non mi piacevano, non trovavo ispirazione. Con quello iniziai a buttare già i pensieri sparsi su un foglio bianco, un brainstorming che probabilmente deve aver fatto bella impressione sulla commissione. 
Scrissi un pippone dicendo che quello che eravamo era il frutto di quello che era qualcun altro prima di noi, che per questo avevamo immense responsabilità (no, non scrissi quello*) qualcosa sull'evoluzione che se non è alla portata di tutti non serve a una pippa e non è un vero sviluppo, ho citato figure come Ulisse per l'arguzia con la quale aveva ingannato Polifemo e Einstein per l'intelligenza, perché aveva creato qualcosa di davvero utile ma che l'uomo, a causa della sua disgraziata capacità autolesionistica, ha utilizzato nel modo peggiore e più sbagliato.

Nell'esame di ragioneria per fortuna c'era una riclassificazione di bilancio. Forse questo era l'esame. Non ero una cima in ragioneria, che non è un dettaglio in un istituto tecnico commerciale, però mi venivano benino.
Anche alla maturità mi venne benino: ricordo bene quei risconti da quasi 2 miliardi di lire per trovare l'equilibrio di bilancio...

Per tutta la durata degli scritti, mi sentivo immerso in quello che stavo facendo, completamente estraniato dal mondo. Soprattutto durante il tema, sconvolto da quel flusso di coscienza che mi ha portato a scrivere quella filippica e certe riflessioni che prima di all'ora non avevo mai affrontato. 
Ricordo che c'era qualcuno che passava con un carrello con panini e snack e succhi di frutta e bottigliette di acqua. I panini della mia scuola erano una bontà. Ho mangiato tanto durante i due scritti. Ma quando vedo una confezione di Mars non esistono zuccheri che mi trattengono.

All'orale portai finanza e matematica. Matematica. Io che avevo preso due (sì, 2) nel compito di probabilità e statistica e poi ancora due (esatto, 2 ancora) nel compito di recupero. Ricordo che chiesi alla professoressa "quante probabilità potevano esistere di prendere un doppio due nel compito di probabilità". Mi rispose che se fossi riuscito a calcolarlo, mi avrebbe dato 7! Ho preferito evitare il triplete.
Per finanza andò tutto liscio. La professoressa si diceva che odiasse le ragazze. Non potevo esserne certo né mi interessava però guardandola qualche dubbio potevi avercelo. All'orale di matematica, nonostante mi fossi preparato bene anche con delle ripetizioni, il calcio sulle palle. Il commissario ti scazzottava di domande, veloci, una in fila all'altra, senza tregua. Potevi alzare i guantoni per difenderti ma uno spiraglio riusciva sempre a trovarlo per raggiungerti. E non appena trovava quello giusto, ti inchiodava all'angolo e ti massacrava. Glielo avevo visto fare con altri miei compagni prima di me, ma caddi anche io nella sua trappola. Cercai di sviare, creare un diversivo, ma niente. All'inizio brillante, poi al primo passo falso la furia. Forse a lui stavano sul cazzo i maschi. 

Subito dopo, passai alla verifica degli scritti. Quello che mi dissero le due professoresse fu indimenticabile. Quella di italiano mi disse con una certa trepidazione che il mio tema era stato "il migliore della classe, forse dell'istituto". Mi sorpresi, non pensavo addirittura fino a tanto. Non so ancora se era un confronto generale o meno, perché se siamo stati solo in due a scegliere quel tema non ci voleva una impresa.
L'altro colpo di scena per l'esame di ragioneria: "Il tuo esame è sufficiente"! Porc'! "Sul serio?" chiesi a bruciapelo, forse con due occhi sgranati come quelli di un gatto in mezzo la strada che si vede venire addosso una macchina. Con quasi 2 miliardi di lire di risconti mi sembrava impossibile. Ed invece, in tre anni sono riuscito a prendere la seconda sufficienza piena in ragioneria. All'esame scritto della maturità!

Avrei voluto tuffarmi in ua vasca di Martini (senza olive) per la gioia, nonostante lo smarronamento per l'orale di matematica, ma porca di quella eva quella mattina i soldi nel portafoglio non erano davvero il mio primo pensiero.

Non ho voluto genitori parenti amici durante gli orali. Ce ne era solo uno. Poi gli altri erano compagni di classe che sono entrati a tradimento ad assistere al mio ko di matematica.

Quel giorno finii una vita, per cominciarne un'altra che non conoscevo ancora.

Dopo andai qualche giorno in Germania a trovare Hannah, la mia corrispondente tedesca. 
Quando tornai a Venezia, una sera di fine giugno piuttosto calda, mamma e papà mi dissero il voto: 42. "Dai non prendetemi per il culo!" risposi, senza nemmeno un "per favore"
Mi portarono fino a scuola, quasi a mezza notte. Risi come un deficiente. Non ci credevo. Non so come ci ero riuscito, io che ci avevo messo sei anni per farne cinque

Non mi fregava niente del voto. Ero già stra sicuro del 36 e calcio in culo. Ed invece.

Ancora adesso sono arci convinto che quel voto non è importante. Nemmeno con l'attuale formula fatta di crediti e numeri, senza valutare la persona. Non sono i numeri che certificano quanto sei maturo. Che sulla porta della scuola dovrebbero scrivere "Vabene, vai fuori dai coglioni e auguri" o qualcosa di simile, per dire che hai passato l'esame.
Ho visto ragazzi e ragazze (più queste ultime) dannarsi cinque anni della loro vita per avere una buona media ed infine uscire alla maturità con un sacco di pive ed una delusione indescrivibile.
Ho visto ragazzi e ragazze (più i primi) vivere cinque anni (a volte anche sette) di scuola allegramente e poi scoprire che ora sono persone affermate o comunque con una posizione tranquilla, alla faccia dei pregiudizi, delle previsioni catastrofiche e dei beceri luoghi comuni dei professori, che dimostrano di non conoscere i ragazzi che hanno avuto di fronte per anni. 
La maturità ti aspetta fuori da scuola, qualche anno dopo. La maturità è come affronti la vita con le sue gioie e vigliaccate.

Per me gli esami di maturità sono stati una bellissima esperienza. Molto peggio è stata l'estate del post maturità ma questa è un'altra storia. 

Non ho vissuto gli esami di maturità con apprensione. Quello che sapevo non potevo migliorarlo quindi li affrontai cercando di dare il meglio che potevo, ancora inconsapevole dei risconti da 2 miliardi di lire e dell'incontro di box col prof di matematica.  E' stata una bella esperienza.

E stanotte mi sento un po' emozionato. Domani tocca a mio nipote Filippo. Sono già passati 18 anni da quella volta. Quando ho fatto la maturità stava per compiere 1 anno. Adesso tocca a lui, nella stessa scuola. 

Lui però è più bravo dello zio. Intanto è in regola. E ha una media da spavento (sono l'unico ad aver notato una impennata dei voti negli ultimi anni?). 
Fa un certo senso. Tanto tempo dopo. Stessa scuola.
Esami di maturità anche per i ragazzi di Ospedaletto. Li ho conosciuti che erano appena usciti dalle media per debuttare nelle superiori. Adesso sono ometti e signorine.
In bocca al lupo ragazzi. E fottetevene, non siete un voto, non lo varrete mai. Valete infinitamente di più! 
Alla fine, gli esami di maturità sono una passeggiata, al confronto di quello che vi aspetta dopo.

 * v. foto

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